Martedì 24 aprile 1945
Ore 6
Berlino è accerchiata dall’Armata rossa. 25000 cannoni e mortai sono pronti ad aprire il fuoco sulla capitale del Reich.
Milano: il bollettino di guerra germanico non arriva più. Il Corriere della Sera ristampa quello già pubblicato il giorno 23.
ore 07:00 circa
Luigi Longo (comandante generale delle brigate d’assalto Garibaldi) redige l’ordine dell’insurrezione. Tutte le formazioni garibaldine milanesi devono iniziare le operazioni insurrezionali alle ore 14,00 del 25 aprile.
ore 08:30
Pietro Secchia (commissario politico del comando generale garibaldino) riceve le direttive di Longo e le dirama immediatamente attraverso le staffette del comando.
ore 10:00, Sesto San Giovanni. Riunione dei comandanti garibaldini del 7° settore (Sesto S.G.). Vinicio Franchini, comandante del gruppo brigate Garibaldi, impartisce le ultime disposizioni concordate con il Comando piazza di Milano: all’ora X il grosso delle brigate Sap di Sesto dovrà uscire dalle fabbriche e, possibilmente con camion, dirigersi verso la Breda e la Pirelli i cui grandi stabilimenti verranno collegati fra loro aprendo dei varchi nelle mura di recinzione lungo via Chiese che li divide, in modo da costituire un unico quadrilatero circondato da alte mura e quindi più facilmente difendibile. La Ercole Marelli, la Magneti Marelli e la Falck dovranno accogliere tutte le forze sappiste provenienti dalle piccole e medie fabbriche e i cittadini volontari che siano comunque conosciuti. Operai e impiegati resteranno in fabbrica, salvo quelli che facciano espressa richiesta di esserne esentati. Con la partecipazione dei pompieri e delle guardie interne, si intensificano i preparativi per la difesa delle fabbriche. Il nucleo dei carabinieri di Sesto ha assicurato il suo appoggio ai partigiani. Anche i poliziotti del commissariato di Sesto sono disposti a lasciarsi disarmare.
ore 11:40
Milano, Niguarda. Alcuni sappisti (SAP – Squadre di Azione Patriottica) del 2° distaccamento Dino Giani della 110ª brigata Garibaldi Beppe Ottolenghi si dirigono verso viale Monza per la protezione di un comizio alla fabbrica Magnaghi. In piazza Belloveso si ritrovano sotto il fuoco di una pattuglia di repubblichini appostati dietro ai rifugi antiaerei e sono costretti a ritirarsi.
Nell’immagine: Gappisti della 3ª brigata Garibaldi E. Rubini ritratti dopo l’insurrezione. Al centro, con i baffi, Renato Sgobaro (Lupo), unico superstite del primo gruppo di gappisti di Sesto San Giovanni.
Intorno alle 11 e 50 del mattino.
Stoccarda: George Orwell cammina tra le macerie.
Milano: nell’ufficio di Corrado Franzi, direttore della filiale milanese della Banca Commerciale, suona il telefono. Dall’altra parte dell’apparecchio c’è un suo collega di Genova e quel che ha da dirgli è una cosa molto importante: Genova è insorta, dall’alba si sentono raffiche di armi leggere in città, ogni tanto si sente anche qualche colpo di mortaio. Gli dice anche che c’è confusione, che i tedeschi non si sono ancora arresi, anche se quasi tutti i centri di potere sono in mano ai partigiani delle squadre di azione patriottica (SAP) e alla popolazione, che si è unita alla lotta: il carcere di Marassi, il municipio, le centrali telefoniche, la prefettura, le case del fascio, persino la Casa dello studente, sede del comando delle SA, sono già state prese.
Mentre i due parlano al telefono, in piazza De Ferrari, proprio davanti alla facciata del Carlo Felice, l’unica parte del teatro che ha resistito ai bombardamenti alleati si spara ancora.
Appena Franzi mette giù il telefono manda subito a chiamare Leo Valiani, membro del Partito d’Azione e del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI). Un’ora dopo, che Genova è insorta lo sanno anche Sandro Pertini, socialista, Emilio Sereni e Luigi Longo, entrambi comunisti. Sono i vertici del CLN Alta Italia.
Mentre i quattro decidono di proclamare lo sciopero generale e l’insurrezione a Milano per l’una di pomeriggio del giorno dopo, mercoledì 25 aprile, non possono sapere che, a pochi chilometri di distanza, nei pressi di viale Monza, una squadra di sappisti della 110^ brigata Garibaldi è già impegnata in uno scontro a fuoco con una pattuglia di repubblichini.
L’insurrezione, anche a Milano, è cominciata.
Il volantino del 25 aprile 1945 di “Italia Libera”, organo del Partito d’Azione
ore 12:30
Milano, Niguarda: partigiani appartenenti alla Volante De Rosa della divisione Val Toce mettono in fuga i repubblichini già scontratisi con i sappisti del 2° distaccamento Dino Giani.
ore 13:00 circa
Milano, Niguarda: sul posto sopraggiunge una macchina con a bordo tre tedeschi. I partigiani della Volante sparano e li uccidono. Anche loro come i garibaldini si ritirano. Si discute sul da farsi.
Nella foto: barricate a Niguarda il 24 aprile 1945
ore 13:30
Milano, Niguarda: in via Graziano Imperatore viene fermato e requisito un autocarro della aeronautica militare. I militari vengono disarmati e lasciati liberi.
ore 14:45
Milano, Niguarda: con l’autorizzazione del presidente della Cooperativa muratori di Niguarda i garibaldini occultano gli automezzi requisiti nel magazzino della cooperativa.
Nella foto: barricate a Niguarda tra Via Graziano Imperatore e via Faiti, 24 aprile 1945.
Ore 15
Genova: è pomeriggio, e splende il sole e fa già abbastanza caldo, è una primavera mite. Con azioni precise e mirate i partigiani hanno bloccato la città, chiuso le linee telefoniche e interrotto le linee ferroviarie. Nelle stesse ore, a La Spezia, le truppe alleate entrano in città.
Anche a Milano c’è il sole. Non lontano dall’ospedale di Niguarda, nella zona nord-est della città, un paio di camion tedeschi cercano di sfondare un posto di blocco improvvisato dai partigiani. Nel conflitto a fuoco muore una ragazza che da qualche mese si fa chiamare Lia. Il suo vero nome è Gina Galeotti Bianchi ed è la prima a morire per la liberazione di Milano. Era incinta di pochi mesi.
Ore 16:15
Milano, Niguarda: informati degli avvenimenti, arrivano Italo Busetto, comandante provinciale delle Brigate Garibaldi, e Giovanni Brambilla, responsabile del lavoro militare all’interno del Comitato Federale del PCI milanese, per valutare la situazione e impartire direttive.
Ore 17:00 circa
Milano, Niguarda: riunitisi con il comandante, il commissario politico del 2° distaccamento e il responsabile della stampa e propaganda, Busetto e Brambilla li informano che l’indomani scatterà la mobilitazione insurrezionale generale e chiedono loro di resistere fino all’alba.
Nell’immagine il manifesto del CLN con il proclama dell’insurrezione del 25 aprile 1945.
Milano, Niguarda: bloccata una macchina con alcuni ufficiali tedeschi, uno dei quali viene ucciso mentre tenta di reagire. Gli altri vengono fatti prigionieri. Alla Ca’ di sass, fermato un camion che trasporta laterizi, sorge la prima barricata dell’insurrezione, vigilata da una squadra di garibaldini e dai primi volontari insurrezionali.
Ore 17:30
Milano, Niguarda: un autocarro di proprietà Città del Vaticano viene bloccato e condotto in via Ornato all’altezza di via Filicaia, si scaricano i sacchi di cemento trasportati e si innalza la seconda barricata.
Ore 18:00
Milano, Niguarda: sparatoria alla Ca’ di Sass con un’autocolonna germanica che tenta di forzare la barricata. Inferiori di numero e armamento, i garibaldini, per dare al nemico l’impressione di essere accerchiato, inviano una squadra all’interno del I padiglione dell’ospedale di Niguarda con il compito di effettuare dei tiri di disturbo. I tedeschi cercano riparo nei vicini rifugi antiaerei.
Ore 18:30
Milano, Niguarda: si organizzano e si dislocano squadre garibaldine per sorvegliare i movimenti dei tedeschi e le vie di accesso alla zona. Un volontario muore maneggiando una bomba a mano.
Nell’immagine: una formazione del Corpo volontari della Libertà davanti a una fabbrica di Milano nei giorni dell’insurrezione.
Ore 19
Torino: comincia a girare un telegramma del CLN che inizia con una frase incomprensibile ai più: «Aldo dice ventisei per uno». È il segnale che in molti aspettavano. Ventisei sta per 26 aprile e una è l’ora decisa per l’inizio dei combattimenti, che però, in molte zone del nord Italia, sono già cominciati spontaneamente.
ore 20:00
Milano, Niguarda: il numero dei volontari in appoggio ai sappisti sale a 84 uomini. La Volante De Rosa controlla via Palanzone. Dalle mura dell’oratorio elementi della Divisione Val Toce tengono sotto tiro i repubblichini e i miliziani fascisti francesi del collaborazionista Darnand acquartierati nelle casermette di viale Suzzani.
Nell’immagine: un palazzo di via Palanzone a Niguarda.
Genova: come in tutte le serate primaverili in riviera c’è aria e fa fresco. C’è un clima irreale, in moltissimi hanno una gran paura, per due ottimi motivi. Il primo è un comunicato del generale Meinhold, comandante delle forze tedesche, che ha minacciato di distruggere la città. Il secondo è una voce che gira di bocca in bocca e che attesta la presenza, sulle colline, di più di 60 pezzi di artiglieria pesante in mano ai tedeschi. È tutto vero, i pezzi di artiglieria ci sono, sono 65, ma fortunatamente Meinhold non arriverà mai ad usarli.
Milano: la tensione è altissima. All’ospedale Niguarda, i partigiani stanno assaltando la caserma della Guardia Nazionale Repubblicana per fare incetta di armi e munizioni e armare la popolazione. Alla Ca’ di Sass, a intervalli, continuano fino al mattino brevi sparatorie con i tedeschi. Alla Pirelli gli operai si asserragliano negli stabilimenti e preparano la resistenza del giorno dopo. L’ordine è difendere le fabbriche, ad ogni costo.
Stoccarda: nella Germania liberata dalle truppe alleate, George Orwell è tornato nella sua stanza e sta mettendo in ordine gli appunti per un articolo che inizierà a scrivere il giorno dopo. È un pezzo per l’Observer, uno di tanti scritti da Orwell dalla Germania durante la guerra. Verrà pubblicato il 29 aprile con il titolo “The Germans Still Doubt Our Unity: The Flags Do Not Help” (“I tedeschi dubitano ancora della nostra unità: le bandiere non aiutano”).
Vicino ad Halbe, alle porte di Berlino: 280mila soldati sovietici hanno accerchiato quel che resta della Nona Armata tedesca. Il giorno dopo, in quelle zone, sarà un inferno.
Cuneo: si è sparato tutto il giorno e ora, che è arrivata mezzanotte, la città è silenziosa. In un commissariato di polizia, un partigiano di nome Attilio Martinetto aspetta con altri cinque compagni di essere fucilato e scrive una lettera alla moglie che inizia così: «Amore mio diletto, è mezzanotte e ancora stiamo chiacchierando allegramente. Siamo tutti cinque assieme e si scherza…». Finita la lettera cerca di addormentarsi, ma senza fortuna.
Stoccarda: anche George Orwell fatica a prender sonno, da due anni ha finito di scrivere una favola allegorica del potere con al posto degli uomini gli animali a cui tiene molto, ma il suo editore non ha intenzione di pubblicarla prima della fine della guerra, Stalin potrebbe non gradire. Chissà se qualcuno la leggerà mai, si chiede Orwell, mentre si addormenta.
Notte
Milano, zona Sempione: componenti della 33ª brigata Matteotti e una squadra della Divisione Pasubio occupano l’autocentro della Polizia in via Castelvetro.
Egidio Liberti (azionista, capo di stato maggiore nel Comando Piazza di Milano) e Sandro Faini (socialista, capo dell’ufficio informazioni nello stesso comando) guidano un altro gruppo di matteottini all’assalto del parcheggio dei blindati tedeschi all’interno della Fiera campionaria. L’operazione non riesce completamente. I blindati restano in mano al nemico. Diversi vengono però immobilizzati asportandone gli spinterogeni.
Nella foto uomini armati in via Solferino a Milano, 26 aprile 1945
Ore 3.00
Tra i primi a svegliarsi ci sono i piloti della 8^ flotta dell’Air Force statunitense, di stanza in Inghilterra. Alle 3 e mezza stanno già ascoltando gli ordini di attacco, che per loro sarà l’ultimo della guerra. Un’ora dopo sono in volo. L’obiettivo è una fabbrica della Skoda a Pilsen, in Cecoslovacchia. È la più grande fabbrica di armi che ancora resta alla Germania, probabilmente è anche l’ultima.
Nella foto: Danni alla fabbrica di armamenti Skoda a Pilsen in Cecoslovacchia dopo il bombardamento.
Mentre i bombardieri americani sorvolano Amsterdam, Milano è ancora silenziosa, anche se c’è già molto fermento.
Milano, via Pergolesi: Leo Valiani ha un appuntamento con Mario Rollier. Deve consegnargli gli ordini di insurrezione, in modo che li faccia avere al più presto a Egidio Liberti, comandante delle brigate di Giustizia e Libertà. Poco dopo, al numero 82 di viale Monte Nero, anche Lelio Basso e Corrado Bonfantini, del comando generale delle Brigate Matteotti, fanno partire l’ordine di insurrezione alle formazioni organizzate dal partito socialista.
Intanto, gruppi di operai armati si dirigono alle fabbriche, alcune già occupate.
Milano, Lambrate, stabilimento Innocenti: un gruppo di operai si arrampica sul tetto della fabbrica e fa sventolare al vento una bandiera rossa. Festeggiano, ma non sanno che la battaglia per la Innocenti non nemmeno ancora iniziata.
Genova: è dall’alba che si è ripreso a sparare. I tedeschi in città fanno ancora resistenza.
Cuneo: il partigiano Attilio Martinetto e i suoi cinque compagni vengono portati davanti al plotone di esecuzione e fucilati.
Nell’immagine: mappa di Milano con la dislocazione delle brigate pronte all’insurrezione.
Ore 8.00
Milano, via Copernico: il Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia (CLNAI) si riunisce presso il collegio dei Salesiani. Rodolfo Morandi viene nominato presidente del CLNAI e approvata all’unanimità la proclamazione dell’insurrezione. Viene inoltre redatto il decreto dell’assunzione di tutti i poteri da parte del CLNAI e dei Comitati di Liberazione regionali, provinciali e cittadini. Con un altro decreto vengono nominate le commissioni di Giustizia per la funzione inquirente, i Tribunali di guerra e le Corti d’assise popolari per quella giudicante.
Il decreto, che verrà ripetutamente trasmesso radiofonicamente, recita:
«I membri del governo fascista ed i gerarchi del fascismo colpevoli di aver soppresso le garanzie costituzionali e di aver distrutto le libertà popolari, creato il regime fascista, compromesso e tradito le sorti del Paese e di averlo condotto all’attuale catastrofe, sono puniti con la pena di morte e nei casi meno gravi con l’ergastolo».
Tutti gli altri reati saranno puniti con il codice penale del 1889, rispettivamente secondo le leggi militari di guerra vigenti l’8 settembre 1943. Un terzo decreto riconosce i Consigli di fabbrica con controllo sulla produzione.
Milano, corso di Porta Magenta 79: il Comando generale del Corpo Volontari della Libertà si riunisce presso il convento delle Suore della Riparazione.
Milano, via Carlo Poma: il Comando piazza di Milano fissa provvisoriamente la propria sede operativa nel commissariato di zona. Gli agenti di Pubblica Sicurezza, da tempo contattati da rappresentanti delle Matteotti, non oppongono resistenza.
Milano, via Vittor Pisani, Caffè Bellotti: Riccardo Lombardi riceve il proclama insurrezionale del CLNAI e lo dirama attraverso le staffette del Comitato. Nel frattempo ha concordato con il colonnello Alfredo Malgeri la mobilitazione dei militi della Guardia di Finanza che, dopo il calar del sole, dovranno muovere dalla caserma di via Melchiorre Gioia e procedere all’occupazione della prefettura e degli edifici pubblici.
Milano, zona Città Studi: prima ancora di ricevere le direttive insurrezionali la 116ª Brigata Garibaldi SAP (Squadre di Azione Patriottica) occupa il Politecnico per farne la base delle operazioni. Agli ordini del comandante Bruno Galbiati («Marino») la brigata ha sfilato da viale Campania a piazza Leonardo da Vinci senza incontrare resistenza: 340 uomini inquadrati con 5 mitra, 17 fucili, 56 pistole e bombe a mano.
ore 8:30
Milano, viale Monza: Riferisce Bruto Mauri, comandante la IX Divisione Garibaldi di Sesto San Giovanni:
«tutto sembra normale. Nulla di nuovo anche dalla radio».
Ore 9.40
Genova: si arrendono i presidi tedeschi di Voltri e Prà.
Ore 10.00
Genova: un gruppo di studenti universitari insieme a una decina di uomini delle SAP (Squadre di Azione Patriottica) attacca l’altura di Granarolo, ancora presidiata dai tedeschi. L’obiettivo è prendere la stazione radio.
Nello stesso momento, in un’ambulanza che viaggia a sirene spiegate, c’è un uomo con due lettere in tasca e l’ordine di consegnarle soltanto nelle mani del generale Gustav Meinhold. Quell’uomo, che si fa chiamare professor Stefano, è sul serio un professore, ma in realtà si chiama Carmine Romanzi, ha 32 anni, e nel dopoguerra diventerà Magnifico Rettore dell’Università di Genova, in via Balbi. Dentro quelle buste c’è l’ordine di resa per i tedeschi, senza condizioni.
Quando Meinhold legge la lettera all’inizio si rifiuta e rinnova la minaccia di bombardare la città se non sarà concesso ai tedeschi di ritirarsi con le armi.
Il professor Stefano non si scompone, lo guarda negli occhi e gli fa presente, con voce calma e un inglese scolastico, che su tutte le vie di fuga dalla città troverà partigiani e cittadini armati. Se vogliono possono provarci, gli dice, ma sarebbe un bagno di sangue. Il tedesco ha capito: non c’è più nulla da fare. Ci pensa qualche minuto, chiede di restare solo e guarda fuori dalla finestra. Poi richiama il professor Stefano, mette la mano alla pistola, la estrae dal cinturone e gliela porge. Ha accettato i termini della resa. Quel gesto sancisce la sua promessa.
Milano: nei locali dell’Arcivescovado il Cardinale Schuster è molto preoccupato. È convinto che la ribellione in atto in città porterà al potere i comunisti e vuole fare qualcosa per impedirlo.
Nell’immagine: l’edizione straordinaria de l’Unità racconta la resa dei tedeschi a Genova
Ore 10:00
Milano, zona Loreto: in via Venini angolo via Sauli, davanti ai capannoni della Necchi, i tedeschi caricano frettolosamente su alcuni camion materiale vario, in gran parte pneumatici.
Milano, Niguarda: elementi della 113ª Garibaldi SAP e alcuni gappisti (GAP – Gruppi di Azione Patriottica), disarmano i militi di un posto di blocco recuperando tre mitra, tre fucili e una pistola Beretta.
Ore 11:00 circa
Sesto San Giovanni: il comando della IX divisione garibaldina di Sesto San Giovanni riceve l’ordine di mettere immediatamente in atto il previsto piano di difesa delle fabbriche.
Ore 11:30
Milano, viale Monza: sotto i portoni e agli angoli delle strade, aumentano i capannelli di persone. Davanti alla Ercole Marelli di Sesto è già sorto un posto di blocco partigiano. Assembramenti davanti alla fabbrica. Parecchi impiegati salgono di corsa sul “tram bianco” che sta partendo per Milano. Sarà l’ultima corsa della giornata.
Milano, Porta Ticinese: l’ufficiale di collegamento del Comando piazza comunica ai membri del comando unificato del Ticinese l’ordine insurrezionale. Manca solo il rappresentante democristiano che ha peraltro funzioni di vicecomandante. Si farà vivo il 4 maggio dichiarandosi «pronto a collaborare ma senza nessuna formazione sua».
Milano: Piazza Duomo è deserta. A Sesto San Giovanni l’ultimo tram di tutta la giornata sta per partire per la sua ultima corsa. Nel frattempo, in centro, squadre volanti occupano la sede del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport. Gaetano Afeltra è un giovane giornalista, ma da quasi due anni — dopo l’8 settembre del 1943 — si è autosospeso. Ora è tornato in città con un collega più anziano, Mario Borsa. Insieme ad altri due colleghi del Corriere decidono che il giorno dopo il giornale deve uscire a tutti i costi, ma con un nome diverso dal solito.
Afeltra si dà da fare, ma gli servono più uomini. In particolare ha bisogno di un redattore, una penna buona che ascolti i suoi racconti dalla strada e scriva il pezzo. Ci pensa, ma ha già in mente chi chiamare. Si tratta di un collega, uno bravo. Ma c’è un problema: di politica non si è mai occupato e in molti non gli perdonano l’aver continuato a lavorare con i fascisti. Poco dopo il suo uomo arriva in bicicletta: si chiama Dino Buzzati, scrive di cronaca, e il pezzo che manderà in stampa all’alba del giorno dopo, sotto la testata Il Nuovo Corriere, si intitolerà Cronaca di ore memorabili.
Ore 12:00
Parma: gli alleati entrano nella città, ormai sotto il controllo partigiano. Godfrey Talbot, giornalista inglese, comunica a radio Londra: «l’ordine è perfetto». Permane la minaccia di tre divisioni tedesche chiuse nella sacca di Fornovo.
Nell’immagine: la prima pagina della Gazzetta di Parma del 27 aprile 1945
Ore 12:05
Sesto San Giovanni: al pervenire dell’ordine insurrezionale alla Pirelli alcuni partigiani si recano a intimare la resa al comando germanico all’interno della fabbrica. Il comandante del presidio, maresciallo Blum, reagisce e viene ucciso, due tedeschi sono feriti e gli altri fatti prigionieri. È l’inizio dell’insurrezione armata nella cittadella rossa.
Nell’immagine: scritta murale sulla passerella della I Sezione Breda, Sesto San Giovanni.
Ore 12:15 circa
Milano, zona Stazione centrale: allo stabilimento Pirelli di via Fabio Filzi, diviso in due fabbricati denominati Brusada e Sede, giunge l’ordine di iniziare lo sciopero insurrezionale alla ripresa pomeridiana del lavoro. I responsabili del 6° distaccamento della 110ª Garibaldi Beppe dispongono di 36 garibaldini più una trentina di volontari con quindici moschetti, venti pistole, una mitraglia da 12,7 mm (ma inutilizzabile perché senza treppiede) e una ventina di bombe a mano, il tutto con un’autonomia di fuoco di circa mezz’ora. Nell’ora successiva il disarmo di alcuni nazifascisti bloccati nelle vie adiacenti frutta qualche mitra e qualche altra pistola.
Nell’immagine: presidio del Corpo Volontari della Libertà in un fabbrica di Milano, 26 aprile 1945.
Ore 13.00
Milano: è l’una, l’ora decisa dal CLN (Comitato Liberazione Nazionale) per lo sciopero generale e per l’inizio dell’insurrezione, che però è già cominciata. In quel momento, alla Innocenti di Lambrate, la 118^ Garibaldi prende possesso degli stabilimenti e arresta 15 repubblichini. Vengono approntate le difese, ma gli uomini che restano a guardia dello stabilimento sono troppo pochi. Inizia lo sciopero insurrezionale, ma in realtà in numerose fabbriche gli operai hanno già cominciato ad astenersi dal lavoro e a organizzare la difesa degli stabilimenti.
Bresso: il 2° distaccamento Dino Giani della 110ª brigata Garibaldi cattura e fucila il vicecomandante della brigata nera Aldo Resega, il comandante della compagnia Oberdan, che ancora il 23 aprile in via Cadamosto aveva fatto fucilare il gappista Giancarlo Brugnolotti, e un altro brigatista nero già segnalato come criminale di guerra. Per tutto il pomeriggio vengono fermati, a volte con brevi scaramucce, automezzi nemici.
Sesto San Giovanni: dal cavalcavia sulla ferrovia sfreccia in direzione di Milano un camion con elementi della Legione Autonoma Mobile Ettore Muti (corpo militare della Repubblica Sociale Italiana) che con una mitraglia sparano sugli operai assembratisi davanti alla Marelli causando un morto e alcuni feriti. Il camion si dilegua.
Milano, Lambrate, stabilimento dell’Innocenti: l’ordine insurrezionale giunge al distaccamento della 118ª brigata Garibaldi all’interno della fabbrica. Tutto si svolge senza incidenti: bloccati centralino e uscite, viene occupata l’armeria e fatti prigionieri 15 nazifascisti. Due mitragliere da 20 mm vengono piazzate a difesa della fabbrica. Imprudentemente il comando ha precedentemente lasciato uscire la maggior parte dei sappisti e gli operai, riconvocandoli per le ore 18:00.
Milano, Zona Ticinese: il Comando unificato di settore si stabilisce provvisoriamente alla Borletti. La 113ª brigata Garibaldi è concentrata alla Sisma di via Savona, la 122ª alla Borletti in via Washington, la 42ª Matteotti nelle scuole di via Gentilino, le brigate GL Max Masia e Sergio Kasman nella ditta Fasani di via Pioppette e nelle fabbriche Riva e Tallero.
Milano: Corso Monforte, Porta Vittoria e Porta Venezia sono percorse da un camioncino con a bordo sappisti dell’officina Atm di via Teodosio che disarmando i fascisti che incontrano e portando poi le armi agli operai dell’officina.
Ore 13:30
Milano, Crescenzago: Aldo Giovenzana, comandante la 110ª brigata Garibaldi Sap, ordina a Giuseppe Martino («Antonio»), comandante del 1° distaccamento Censo, di occupare la sede fascista Aldo Sette in via Padova e di sbarrare la strada con un camion. Iniziano le operazioni di fermo delle macchine che tentano di allontanarsi da Milano.
Milano, zona Corvetto: matteottini e garibaldini disarmano il presidio fascista all’interno della Motomeccanica in via Oglio e respingono un attacco all’ingresso di via Mincio.
Ora imprecisata del primo pomeriggio.
Milano: zona Sempione-Gallaratese: il 1° e il 2° distaccamento della 111ª brigata Garibaldi Sap occupano la Pracchi e il deposito benzina Petrolea, il 3° l’Alfa Romeo, il 6° la Face, mentre il 7° nel pomeriggio sostiene uno scontro a fuoco con un automezzo della Muti e dopo una breve sparatoria respinge un’autocolonna fascista che tenta di abbandonare la città seguendo la via Comasina.
Ore 14:00
Milano, zona Stazione centrale: la Pirelli di via Fabio Filzi è circondata dai fascisti che tirano con una mitragliera da 20 mm. I sappisti rispondono risparmiando le poche munizioni e fino all’esaurimento delle bombe a mano.
Milano, Pratocentenaro: il 5° distaccamento Mandelli della 110ª Brigata Garibaldi SAP blocca viale Sarca e viale Fulvio Testi all’altezza di via Pianell e viale Suzzani all’altezza di via De Angelis. Scambio di colpi con i fascisti attestati nelle casermette di viale Suzzani e con alcuni automezzi che cercano di guadagnare la periferia. Cade il garibaldino Guglielmo Baccalini ed è ferito il commissario di distaccamento Germano Grassi.
Milano, Greco: occupato in modo incruento il deposito locomotive.
Milano, Turro: la 130ª Brigata Garibaldi SAP occupa la fabbrica Magnaghi e rastrella il quartiere.
Milano, via Tortona: i fascisti, per intimorire gli scioperanti della CGE, hanno fucilato due patrioti davanti ai cancelli della fabbrica. Informato dell’accaduto, Sandro Pertini vi si reca e tiene un comizio alle maestranze.
Ora imprecisata del pomeriggio.
Milano, Piazza Sicilia: quattro fascisti a bordo di una macchina irrompono nella piazza esplodendo raffiche di mitra. Cadono colpiti a morte i matteottini Bartolo Bertelli e Carlo Dones, altri 4 rimangono feriti insieme ad alcuni civili.
Milano, via Bergognone: militi fascisti arrivano improvvisamente davanti alla CGE e fucilano Enrico Torchio e Umberto Retta, appartenente all’Organizzazione Franchi. Dalla fabbrica, nel tentativo di impedire l’esecuzione, viene lanciata una bomba a mano che però non esplode.
Milano, zona Porta Romana-Vigentina: distaccamenti della 114ª e della 115ª Brigata Garibaldi SAP, in collaborazione con squadre matteottine, occupano il TBB, le Smalterie italiane, la OM, la Centrale del Latte e il panificio militare di via Quaranta.
Milano, zona Porta Romana-Vigentina: sparatorie nel quartiere attorno alla Motomeccanica e alla OM dove per circa quattro ore giellisti, matteottini e garibaldini sostengono un aspro combattimento contro nazifascisti che sparano sulla fabbrica con mitragliatrici pesanti. Cinque operai feriti.
Ore 14:30 circa
Milano, zona Calvairate: nelle prime ore del pomeriggio il 2° distaccamento della 124ª brigata Garibaldi SAP occupa l’autorimessa dell’ATM in viale Molise.
Nella foto: un presidio a difesa di una stazione ATM a Milano nei giorni dell’insurrezione.
Ore 15:00 circa
Milano, zona Sempione: sull’angolo di viale Certosa sappisti dell’Alfa Romeo catturano cinque ufficiali tedeschi in fuga su una automobile.
Sesto San Giovanni: approntate le misure difensive e istituiti posti di blocco partigiani attorno ai quattro stabilimenti Falck. Alla Ercole Marelli si preparano i turni di guardia per la notte e si costituisce il reparto da inviare come rinforzo alla Pirelli. Occupate anche la Magneti Marelli, la Gabbioneta, la Sapsa e la Osva.
Milano, Crescenzago: un’autocolonna di SS e marò della X Mas con un’autoblinda si presenta al posto di blocco garibaldino in fondo a via Padova. Dopo un breve parlamentare si apre il fuoco da entrambe le parti. I garibaldini sono a corto di munizioni e non hanno armi pesanti: i nazifascisti superano il blocco e si allontanano. Nello scontro cade il sappista Valentino Cerchierini, «Tino», detto anche «el gatt».
Milano, Precotto: il 3° distaccamento della 110ª Brigata Garibaldi SAP, comandato da Santo Bonaita, forma un posto di blocco in piazza Precotto; scambio di qualche fucilata con alcuni automezzi nazifascisti transitanti in viale Monza.
Milano, Taliedo, stabilimento Caproni: il distaccamento della 116ª brigata Garibaldi SAP costituito alla Caproni, insieme a sappisti della 54ª e 55ª brigata Matteotti e a un distaccamento delle brigate Giustizia e Libertà, prende possesso della fabbrica.
Nell’immagine: lo stabilimento Caproni e l’aerodromo di Taliedo negli anni ’40.
Ore 16:00
Milano, zona Stazione Centrale: un carro armato tedesco sfonda il cancello della Brusada e poi della Sede, i due stabilimenti Pirelli di via Fabio Filzi dove i partigiani stanno resistendo da circa due ore. I difensori, ormai senza proiettili, nascondono le armi e si arrendono. Alcuni operai, condotti all’Hotel Gallia e minacciati di fucilazione dai brigatisti neri, vengono lasciati in libertà alle 18 in seguito all’arrivo di due ufficiali tedeschi i quali si dichiarano «convinti che il personale della Pirelli era stato vittima di un colpo di mano di partigiani esterni». La città è ormai in subbuglio e la fucilazione dei rastrellati può costare cara.
Genova: nell’ambulanza che aveva portato fuori dalla città Carmine Romanzi e le sue due lettere, il generale Meinhold viene scortato in città, dove un paio di ore dopo, alla presenza dei vertici del CLN genovese, firmerà la resa dei suoi: quello rimarrà il primo e unico atto di resa ufficiale firmato durante la seconda guerra mondiale da un generale tedesco al cospetto di formazioni irregolari.
Nei pressi di Torgau, Germania: quattro soldati americani della 69^ divisione fanteria stanno perlustrando il fiume Elba, ma disobbedendo a un ordine del loro generale, Dwight Eisenhower, lo attraversano. Arrivati dall’altra parte, i quattro incontrano una pattuglia della 58^ divisione fanteria dell’esercito sovietico. Gli ufficiali più alti in grado si guardano: l’americano non sa il russo, il sovietico non sa l’inglese. Non sapendo cos’altro fare, si stringono la mano. Per la prima volta dall’inizio della guerra, il fronte occidentale e quello orientale si sono congiunti. Proprio negli stessi minuti, a Berlino, l’avanguardia dell’Armata Rossa entra in città.
Nell’immagine: Atto di Resa delle truppe tedesche, firmato a Genova (Villa Migone), il 25 aprile 1945.
Ora imprecisata del pomeriggio.
Milano: occupate le sedi del Corriere della Sera, della Gazzetta dello Sport e del Popolo d’Italia in piazza Cavour. Si utilizzano gli impianti per stampare le edizioni insurrezionali de l’Unità, dell’Avanti e di Italia libera, organo del Partito d’Azione. Gappisti a protezione della sede del Corriere.
Milano, zona Lambrate-Ortica: squadre delle brigate Matteotti occupano la stazione ferroviaria e la caserma del 3° Autieri in via Pitteri.
Ore 17:30
Milano, zona Ticinese: due squadre della 113ª brigata Garibaldi SAP, in collaborazione con elementi della 48ª brigata Matteotti, presidiano le centrali zonali dell’energia elettrica e dell’acqua potabile.
Ore 18:00 circa
Sesto San Giovanni: Basilio Pitea, commissario politico della IX divisione Garibaldi SAP, arriva alla Pirelli con due camion carichi di garibaldini della Ercole Marelli.
Ore 18:30 circa
Milano, zona Calvairate: il 2° distaccamento della 124ª brigata Garibaldi SAP respinge un’attacco tedesco al deposito ATM di viale Molise. Si spara per circa un’ora fra viale Molise, via del Turchino e via Monte Velino. I tedeschi infine abbandonano la zona.
Ore 18.00
Stati Uniti: a San Francisco il rumore della guerra è lontano anni luce. È mattina presto e in città ci sono quasi 50 delegazioni straniere. Ad aprire l’incontro internazionale è il presidente americano Truman, in carica da soli 13 giorni. Il suo discorso inizia così:
«Il problema che dobbiamo affrontare qui consiste sostanzialmente nell’istituire un’organizzazione efficiente, per la soluzione delle contese tra le nazioni. Non possiamo più permettere che alcuna nazione o gruppo di nazioni cerchi di affermare le sue pretese con le bombe o con le baionette».
Sta parlando delle Nazioni Unite, che stanno per nascere.
Nell’immagine: un trafiletto della prima pagina de L’Unità del 26 aprile 1945.
Ore 19.00
Milano, corso Monforte: il cielo si annuvola e cade qualche goccia di pioggia. Mussolini non ha mantenuto la promessa e all’Arcivescovado non ci è tornato. Lascia il palazzo della prefettura e si dirige verso Como con il pretesto di un’estrema difesa in Valtellina, in realtà con l’intenzione di riparare in Svizzera. Lo seguono Graziani, Pavolini, il comandante della Muti Franco Colombo, numerosi gerarchi e una scorta di SS che deve sorvegliarne i movimenti e impedirgli di espatriare o di consegnarsi agli alleati.
Ora imprecisata della sera.
Milano, zona Centro: attorno alla sede fascista di piazza San Sepolcro scontri tra repubblichini e squadre della 54ª e 55ª brigate Matteotti. In via del Bollo cadono i sappisti matteottini Natale Mapelli e Giuseppe Taviano.
Torino: in città non è ancora cominciato quasi niente e alle 21 al comando delle forze partigiane arriva uno strano ordine americano: «Non procedere verso gli obiettivi in città se non dietro specifico ordine del Comando piazza». È l’ennesimo tentativo del colonnello John Melior Stevens, rappresentante degli Alleati, di non perdere il controllo sui partigiani comunisti. L’ordine viene ignorato.
Ore 20:00
Milano: distaccamenti della 124ª brigata Garibaldi SAP occupano il Mercato del pollame e Ponte Lambro.
Milano, via Valtellina angolo via Jenner: scontro a fuoco tra garibaldini del 7° distaccamento della 111ª brigata Garibaldi SAP e fascisti a bordo di un’auto. Il garibaldino Ugo Zagaria cade nel tentativo di portarsi a distanza utile per scagliare una bomba a mano.
Ore 21:00
Milano, zona Baggio-via Forze Armate: il 1° distaccamento della 112ª Garibaldi SAP disarma i fascisti del presidio della Bernardi recuperando una mitraglia, quattro mitra e una trentina di fucili con abbondante munizionamento. Il 2° distaccamento occupa Villa Feltrinelli, adibita a deposito delle SS. Il 3° distaccamento, con alcuni sappisti della fabbrica Violini, occupa il distaccamento bersaglieri di via Vittoria Colonna e si impadronisce di 43 fucili e parecchie casse di munizioni con cui vengono armati gli operai della Violini, della Salmoiraghi e della Bergomi. Il 4° distaccamento occupa Baggio e prende possesso della caserma della GNR (Guardia Nazionale Repubblicana) e della Casa del Fascio. Non si segnalano scontri.
Milano, zona Bicocca: lungo viale Zara, all’altezza della Pirelli, sono fermi un autobus di linea e diversi camion con circa duecento baschi neri della milizia fascista francese di Darnand, la cui fama è peggiore di quella dei repubblichini. Probabilmente intendevano accodarsi alle colonne fasciste dirette in Valtellina ma hanno sbagliato strada e non sanno che direzione prendere.
Busto Arsizio: l’emittente radiofonica della Repubblica Sociale Italiana sta ancora trasmettendo, ma al posto del solito telegiornale va in onda un comunicato che inizia così:
«L’Alto Milanese è liberato dai patrioti italiani!»
È un comunicato partigiano, è il primo annuncio pubblico della liberazione.
Milano, Bicocca: una delegazione garibaldina porta l’intimazione di resa al convoglio della milizia fascista francese di Darnand, bloccati all’altezza della Pirelli in cerca di una via di fuga. I francesi la respingono e cominciano a sparare con mitragliatrici pesanti scaricate dai camion. I proiettili prendono d’infilata tutti gli spazi che dividono i capannoni della Pirelli disposti trasversalmente al viale Zara. Alcuni feriti leggeri tra gli operai. I collegamenti fra i vari punti del quadrilatero vengono effettuati attraverso i magazzini interrati che corrono sotto gli stabilimenti.
Milano, zona Naviglio Grande: 35 sappisti della 113ª brigata Garibaldi attaccano di sorpresa e disarmano il presidio tedesco della stazione di San Cristoforo salvando tutti gli impianti. Luigi Maradini, comandante della 113ª brigata Garibaldi Sap, ordina il blocco della strada nazionale per Alessandria all’altezza di Ronchetto sul Naviglio: sono una sessantina di garibaldini con solo 5 mitra, dieci moschetti, una decina di bombe a mano e «numerosissime rivoltelle non completamente cariche». Sopraggiunge, puntando sulla città, una forte autocolonna tedesca che viene investita da lancio di bombe a mano e raffiche di mitra. Ne nasce un violento scontro che si protrae per un’ora finché, esaurite le munizioni, i partigiani devono ritirarsi. Anche la colonna germanica fa marcia indietro dirigendosi verso Corsico e poi verso Baggio. I tedeschi lasciano sul terreno diversi morti tra cui due ufficiali. Nel combattimento sono caduti i garibaldini Domenico Bernori, Idelio Fantoni e Giovanni Paghini. Feriti Scipione Grossi, Paolo Mignosi e Antonio Besana.
Sesto San Giovanni: alla Pirelli garibaldini, matteottini e repubblicani della 21ª brigata Mazzini continuano il combattimento con i miliziani francesi. Viene approntata una specie di locomotiva blindata applicando dei lamieroni sulle fiancate di una vecchia vaporiera che serve per il traino dei vagoni all’interno dello stabilimento e la macchina viene avviata su un binario che sbuca su viale Sarca. Tolto lo sbarramento al cancello di uscita, la locomotiva parte sbuffando e sprigionando bagliori di fuoco; l’accompagnano nutrite scariche di fucileria esplose da alcuni sappisti accodatisi alla vaporiera e dai vicini posti di guardia. Poco dopo i francesi alzano bandiera bianca e si danno prigionieri. Ingente il bottino: 20 mitragliere da 20 mm, un intero camion di munizioni, armi automatiche individuali e due cannoncini anticarro.
Nella foto: uomini armati per le strade della città nei giorni dell’insurrezione.
Notte
Genova: i tedeschi fuori città si sono arresi, ma c’è ancora un gruppo, capitanato dal capitano di vascello Max Berninghaus, che non riconosce la resa firmata dal generale Meinhold e lo dichiara colpevole di alto tradimento. Si arrenderanno poche ore dopo.
Milano: la città si sveglia al suono di colpi di armi automatiche, alle prime luci dell’alba, quando un commando della Guardia di Finanza conquista la Prefettura. Un paio d’ore dopo, Riccardo Lombardi, azionista, diventa prefetto di Milano, mentre Antonio Greppi socialista, diventa Sindaco. Nella sede del Corriere della Sera, in via Solferino, Dino Buzzati sta battendo i tasti della sua macchina da scrivere:
«Mentre andiamo in macchina — scrive — i combattimenti continuano. Nelle primissime ore di stamane i reparti partigiani hanno già occupato la Prefettura, la sede dell’EIAR, l’ufficio della Questura centrale e i commissariati di Polizia».
Poi mette un punto, tira fuori il foglio, rilegge e manda in tipografia. Buzzati ha ragione, fuori si continua a sparare, truppe tedesche sono ancora trincerate nel collegio dei Martinitt di Lambrate, nella Casa dello Studente di via Pascoli e nel Palazzo dell’Aeronautica di piazza Novelli. Si arrenderanno solo all’arrivo delle colonne partigiane dell’Oltrepò Pavese, il 28 aprile.
Quel pomeriggio a Genova circa seimila soldati tedeschi sfilano disarmati in via XX settembre, sotto i portici che costeggiano la strada, leggermente in salita, migliaia di genovesi assistono festanti a quella triste sfilata. In molti si rendono conto, per la prima volta, che maggio è vicino: tra un po’ si tornerà al mare.
Giovedì 26 aprile 1945
Notte
Milano, zona Stazione Centrale: il 6° distaccamento della 110ª brigata Garibaldi riprende possesso della Pirelli di via Fabio Filzi, evacuata dai nazifascisti. Nel corso della giornata viene fermato il federale fascista di Novara e stanato un cecchino che spara da un isolato di via General Fara.
Milano, Pirelli Bicocca: squadre di garibaldini uscite in esplorazione nella zona circostante si scontrano con fascisti che tentano isolatamente di forzare i posti di blocco.
Sesto San Giovanni: cecchini sparano da una casa prospiciente la Magneti Marelli; diversi i feriti.
Milano, piazza della Scala: squadre di vigili urbani appartenenti alla 113ª Brigata Garibaldi SAP inseguono e bloccano un autoblindo e quattro autocarri carichi di fascisti della X Mas. Nella sparatoria viene colpito un vigile. I fascisti verranno più tardi condotti in prefettura e consegnati al prefetto Riccardo Lombardi.
Strada provinciale Milano-Pavia: alcune autocolonne nemiche, di diversa consistenza, sono fermate in modo incruento.
Milano, Niguarda: dopo una breve sparatoria un’autocolonna giunta alle porte di Bresso si arrende al 2° distaccamento della 110ª brigata Garibaldi SAP.
Milano, Pirelli Bicocca: una parte delle mitragliatrici è stata distribuita alle altre grandi fabbriche. Anche i garibaldini sono tornati alle fabbriche di provenienza dove sono stati accolti con manifestazioni di entusiasmo degli operai rimasti tutta la notte a vigilare dietro gli sbarramenti.
Milano: dopo una breve sparatoria con un gruppo di repubblichini in corso di Porta Nuova, il IV battaglione della Guardia di finanza guidato dal colonnello Alfredo Malgeri prende possesso del Palazzo della Prefettura ormai evacuato. Come concordato con il CVL, un lungo suono di sirena annuncia il raggiungimento dell’obiettivo.
Milano: la stazione ferroviaria di Porta Romana è occupata da squadre della 27ª brigata Matteotti.
Milano, Lambrate, stabilimento Innocenti: su richiesta del capitano Moretti delle formazioni Matteotti, diverse squadre vengono inviate a rinforzare alcuni punti in zona segnalati dallo stesso capitano. La difesa della fabbrica è pericolosamente indebolita.
Milano, via Filippo Argelati: sappisti della 113ª brigata Garibaldi costringono alla resa gli occupanti di alcuni automezzi tedeschi. Escono i primi giornali liberi: Avanti, l’Unità e Italia libera (organo del Partito d’Azione). Il Corriere della Sera non esce: al suo posto compare il Nuovo Corriere con la notizia dell’insurrezione.
Milano, zona Solari-piazza Napoli: Il 3° distaccamento della 113ª Garibaldi SAP occupa senza incontrare resistenza le scuole di via Bergognone, divenute caserma della GNR, il garage della Muti in via Foppa e il cinema Ducale, adibito a autorimessa delle brigate nere. In piazzale delle Milizie viene occupata la sede della compagnia Diaz della brigata nera Aldo Resega.
Nell’immagine: la prima pagina de l’Unità del 26 aprile 1945
Ora imprecisata della mattinata.
Milano, scalo ferroviario dell’Ortica: il capitano Kragora, comandante il presidio germanico, si arrende a «Pam», vicecomandante la 116ª brigata Garibaldi SAP. Catturate 2 mitragliere a canne multiple montate in torrette blindate su un treno merci, 6 a canna singola e le armi automatiche individuali degli oltre cento prigionieri che vengono rinchiusi al Politecnico.
Milano, carcere di San Vittore: in collaborazione con le guardie carcerarie, matteottini guidati da Libero Cavalli penetrano nel settore italiano del carcere passando dalla porta Carrese. I tedeschi minacciano di fucilare i prigionieri nelle loro mani. La situazione si sblocca attraverso la mediazione di monsignor Bicchierai che garantisce loro l’incolumità.
Milano, piazza Napoli: intensa sparatoria tra il V distaccamento della 113ª brigata Garibaldi SAP e i fascisti del presidio della GNR che si arrendono quando la casermetta viene scoperchiata da alcune bombe anticarro lanciate dal tetto di una casa adiacente. Tre partigiani feriti e i fascisti, già noti per sevizie a patrioti catturati, passati per le armi.
Milano, Trenno: in località Boschetti squadre della 44ª e della 45ª Matteotti si scontrano con un’autocolonna tedesca proveniente da Novara. Tre partigiani restano uccisi.
Milano, corso Monforte: nominato prefetto dal CLNAI Milano, l’azionista Riccardo Lombardi, con una scorta di partigiani, si presenta al colonnello Malgeri in Prefettura e, a nome del CLNAI prende possesso del suo ufficio. E’ il primo prefetto di Milano libera. Il socialista Antonio Greppi è il nuovo sindaco della città.
Milano, Porta Vigentina: squadre della 40ª brigata Matteotti, guidate dal colonnello Umberto Ricca, occupano la stazione radiofonica. Corrado Bonfantini, comandante generale delle brigate Matteotti, annuncia la liberazione di Milano.
Ora imprecisata del mattino.
Milano, via Ascanio Sforza: sappisti della 113ª Garibaldi SAP snidano e eliminano un gruppo di cecchini fascisti. Cecchini vengono snidati anche in via Notari, in via Vignola e in via Pontaccio 3.
Milano, via Gaetano Negri: dopo trattative con rappresentanti del CLN del settore Centro, il comandante del presidio tedesco all’interno della centrale telefonica della Stipel, sita nel palazzo Feltrinelli, si impegna a non distruggere gli impianti. Un’altra ala del palazzo, sede della succursale della Reichsbank, viene occupata da garibaldini della 120ª brigata Garibaldi SAP che consegnano tutti i valori depositati al dottor Menichelli, direttore della sede milanese della Banca d’Italia.
Milano, Pirelli Bicocca: situazione completamente calma in tutta la zona di Sesto S. Giovanni. Le forze partigiane rimangono tuttavia mobilitate per fronteggiare eventuali sortite nemiche. Giungono notizie che i tedeschi rimasti intrappolati sulla linea del Po si siano arresi mentre, invece, sono ancora in corso scontri con colonne fasciste che da Como e da Lecco tentano di raggiungere la Valtellina. Si tengono pronti dei reparti qualora «si rendesse necessario l’invio di rinforzi alle formazioni partigiane che stanno combattendo in quelle località».
Milano, Pratocentenaro: i repubblichini rimasti nelle casermette di viale Suzzani si arrendono al 5° distaccamento della 110ª brigata Garibaldi.
Milano, Turro: duecento tedeschi accasermati nella casa di salute Villa Turro si arrendono alla 130ª brigata Garibaldi.
Milano, zona Naviglio Grande: su segnalazione telefonica, sappisti della 113ª brigata Garibaldi rimuovono le cariche esplosive collocate dai fascisti sotto il ponte ferroviario di San Cristoforo.
Ora imprecisata della mattina
Milano, scalo ferroviario di Greco: bloccato un treno merci in partenza per la Germania.
Milano, piazza De Angeli: allievi della Guardia di Finanza al comando del tenente Salvatore Macaluso, partigiani della brigata Bandiera e squadre della 111ª e 113ª brigata Garibaldi bloccano una forte autocolonna della Muti proveniente dal Novarese. Dopo un breve combattimento i mutini si arrendono e vengono condotti alle carceri di via Crivelli. Quattro i partigiani feriti.
Milano, piazza Wagner: il 3° distaccamento della 111ª brigata Garibaldi occupa la Casa di Riposo per Musicisti, sede della Feldgendarmerie germanica, mentre il 4° ha completato l’occupazione di Baggio e dei paesi limitrofi scontrandosi con alcuni tedeschi. Un sappista ferito.
Milano, zona via Forze Armate-Baggio: il 1° distaccamento della 112ª brigata Garibaldi occupa l’ospedale militare, la palazzina della Todt e il deposito delle Forze armate italiane.
Nella foto: sappisti della 116ª brigata Garibaldi appollaiati sulla mitragliera del treno catturato all’Ortica nella mattina del 26 aprile 1945.
Milano, via Novara: mentre si sta trattando la resa del magazzino militare, sopraggiungono un camion e una macchina con quattro ufficiali tedeschi che aprono il fuoco. Nello scontro periscono i quattro ufficiali e Ernesto Visconti, vicecomandante della 112ª brigata; restano feriti il comandante Angelo Valtorta, il commissario politico Ivano Becchi e il garibaldino Walter Oviani.
Ore 11:00 circa
Milano, Lambrate, stabilimento Innocenti: una settantina di tedeschi in completo assetto di guerra rioccupano la fabbrica e piazzano un cannoncino e alcune mitraglie di fronte all’ingresso principale. I sappisti sono costretti a ritirarsi nello stabilimento G. 2 e nel palazzo uffici.
Milano, via Cadamosto: sappisti della 117ª brigata Garibaldi occupano la sede del comando della compagnia Oberdan della brigata nera Aldo Resega.
Ore 12:00
Milano, Lambrate, stabilimento Innocenti: fatte rapidamente convergere sul posto, squadre della 110ª, 116ª, 118ª, 130ª e 192ª brigata Garibaldi SAP ingaggiano un violento combattimento con i tedeschi che hanno rioccupato la fabbrica un’ora prima. Al fianco dei garibaldini intervengono anche partigiani di non meglio identificate formazioni di altro colore politico.
Milano, zona Lorenteggio: fermati quattro camion carichi di tedeschi provenienti da Abbiategrasso. A bordo ci sono due tedeschi morti in precedenti scontri.
Milano, corso Italia 58: dall’interno della caserma Teulié la I brigata nera mobile continua a combattere contro la brigata Gl Max Masia guidata dal comandante Mario Mosca e elementi della 113ª brigata Garibaldi. Cade il garibaldino Felice Bonacina.
Ore 13:00
Milano, Lambrate, stabilimento Innocenti: dopo due ore di combattimento i tedeschi asserragliatisi nell’Innocenti si arrendono.
Milano, corso di Porta Vittoria: si spara per snidare alcuni fascisti asserragliatisi nell’edificio dei sindacati fascisti (attuale Camera del lavoro). Cade Giorgio Vicini, appartenente alle brigate Giustizia e libertà.
Ora imprecisata del pomeriggio
Milano, zona Affori: il 1° e 2° distaccamento della 111ª brigata Garibaldi SAP rastrellano la zona senza incontrare alcuna resistenza.
Milano, via Padova: un’autocolonna dell’11ª brigata Matteotti proveniente da Cernusco sul Naviglio entra in città. Alla testa un cingolato leggero di fabbricazione sovietica catturata al presidio tedesco di Cernusco.
Milano, zona Calvairate: due distaccamenti della 124ª brigata Garibaldi SAP occupano le scuole di via Monte Velino e il macello pubblico che verrà consegnato il giorno 28 ai Carabinieri.
Milano, corso Italia: Giuseppe Meroni, comandante di battaglione delle GL, venendo meno agli ordini emanati dal Comando generale del CVL, tratta la resa concedendo l’onore delle armi ai fascisti del I battaglione mobile asserragliati nella caserma Teulié. La trattativa non va in porto grazie all’intervento del giellista Giuseppe Bianchi (Pino), comandante del Settore unificato Ticinese, il quale, informato di quanto sta accadendo, si precipita sul posto imponendo che tutti gli occupanti la caserma vengano disarmati, imprigionati e, «dopo regolare interrogatorio» per accertarne le singole responsabilità, vengano avviati al Comando di settore.
Nella foto: il corpo di uno degli ufficiali tedeschi accanto all’auto colpita da una bomba a mano in via Novara.
Ore 18:00
Milano, via Pitteri: viene attaccato il collegio dei Martinitt dove più di un centinaio di tedeschi bene armati e trincerati oppone una accanita resistenza.
Ore 18:30
Milano: tutto il centro della città, all’interno della cerchia dei Navigli, è in mano ai partigiani. Si stanno avvicinando le formazioni provenienti dalla periferia.
Milano, corso Littorio 10 (attuale corso Matteotti): un distaccamento della 3ª brigata Giustizia e Libertà occupa la sede della squadra speciale di polizia italiana al servizio del Sichereitsdienst (Servizio di sicurezza) germanico.
Milano, via XX Settembre: il comando tedesco della zona si arrende a partigiani del gruppo autonomo Lorenzini.
Milano, piazza Udine: elementi della brigata autonoma San Giusto disarmano il presidio del deposito germanico di Miralago.
Ora imprecisata della sera.
Milano: giellisti del distaccamento Carlo Rosselli catturano il questore fascista di Imperia, Durando.
Milano, piazzale Maciachini: il 7° distaccamento della 111ª brigata Garibaldi SAP occupa le scuole e Dergano. Arrestati diversi collaborazionisti e spie. Il distaccamento provvede alla distribuzione di farina per la panificazione a Dergano e nella zona Farini.
Milano, via Fabio Filzi: dalla Pirelli il 6° distaccamento della 110ª Garibaldi SAP informa che nella giornata si sono verificati soltanto il fermo del federale fascista di Novara e uno scambio di colpi con un cecchino che tirava da un isolato di via General Fara.
Milano, zona Naviglio Grande: i garibaldini di presidio alla stazione di San Cristoforo vengono improvvisamente attaccati da fascisti che riescono a dileguarsi. Cade un partigiano della 113ª brigata Garibaldi SAP.
Milano, zona Porta Romana-Corvetto: raggiunti tutti gli obiettivi prestabiliti. Si presidiano le fabbriche e sono in corso operazioni di polizia. Non si segnalano scontri.
Milano, zona Porta Venezia: centoventi tedeschi acquartierati in via Benedetto Marcello cedono le armi ai sappisti della 116ª brigata Garibaldi SAP e a elementi della Brigata del Popolo Gasparotto.
Ore 21:30
Milano, Precotto: dopo qualche fucilata il 3° distaccamento della 110ª brigata Garibaldi SAP fa prigionieri una cinquantina di tedeschi che tentavano di forzare il posto di blocco a bordo di un autocarro. Continua il rastrellamento della zona.
Milano, zona Porta Vittoria: un gruppo di avvocati aderenti a PCI, PSI, PdA e magistrati membri del CLN, disarma i militi di guardia al Palazzo di Giustizia. Si installano le Commissioni di Giustizia per giudicare i reati di collaborazionismo.
In giornata le avanguardie della V Armata americana sono entrate in Rapallo.
Nell’immagine: volantino del Comitato d’Agitazione dei ferrovieri
Ore 07:00 circa
Milano, zona Porta Vittoria: marò della X Mas tentano l’assalto al Palazzo di Giustizia ma vengono respinti. Si spara per un’ora circa. All’interno del Palazzo il CLN stabilisce le competenze delle diverse sezioni. I sezione: esercizio dell’azione penale (rinvio a giudizio, emissione dei mandati di cattura, archiviazione); II sezione: compiti di pubblica sicurezza (carcere, polizia e scorta armata); III sezione: istruzione sommaria. La I e II sezione sono affidate a un rappresentante del PCI; la III al consigliere Zoppi (PSI).
Ore 08:00
Milano, zona Lambrate: riprendono i combattimenti contro i tedeschi trincerati nel Collegio dei Martinitt in via Pitteri. Le sparatorie si succedono per tutto il giorno a intervalli.
Milano, zona Centro: il Comando generale del Corpo Volontari della Libertà comunica al Comando piazza di Milano di essersi trasferito presso la ex sede del comando regionale dell’esercito della RSI in via del Carmine 4.
Milano: la situazione in città è sotto controllo ma forti contingenti di tedeschi sono ancora asserragliati nel collegio dei Martinitt in via Pitteri, nella Casa dello Studente di viale Romagna, nel Palazzo dell’Aeronautica in piazza Italo Balbo (attuale piazza Novelli) e all’Hotel Regina di via Santa Margherita, sede del comando della Sicherheitspolizei-SD germanica. In alcuni punti della città si segnalano ancora sparatorie contro cecchini. Riprende la sua attività la Comunità israelita. Prima riunione legale del Comitato Federale del PCI.
Ore 12:00
Milano: riprende la circolazione tranviaria. Cesserà alle 18.
Ora imprecisata del pomeriggio
Milano, piazzale Baracca: imponente manifestazione in onore di Eugenio Curiel, fondatore e dirigente comunista del Fronte della Gioventù, assassinato dai fascisti il 24 febbraio ’45 nella vicina piazza Conciliazione.
Milano, via Marina: il garibaldino Tullio Guzzi è ferito nel corso di una sparatoria con elementi fascisti.
Milano, viale Maino: viene passato per le armi il maggiore De Biasi, comandante il famigerato «battaglione azzurro», già segnalato come responsabile di feroci sevizie ai partigiani catturati.
Milano, zona Porta Ticinese. Via Borgazzi 4, terzo piano: sappisti della 116ª brigata Garibaldi SAP catturano Achille Starace, ex segretario del Partito Nazionale Fascista.
Ore 17:00 circa
Milano, zona Porta Ticinese: i primi seicento partigiani della divisione Garibaldi Gramsci arrivano dall’Oltrepò pavese alla Conca Fallata. A riceverli ci sono il generale Raffaele Cadorna, comandante del CVL, Luigi Longo, vicecomandante del CVL e comandante generale delle Brigate Garibaldi, Fabio Vergani, capo dello stato maggiore delle Garibaldi, e Alessandro Vaia, commissario politico del Comando piazza di Milano. I rinforzi giunti dall’Oltrepo circondano gli ultimi capisaldi nazisti.
Cernobbio: il maresciallo Rodolfo Graziani si consegna al capitano Quentin Emilio Daddario, membro dell’Office strategic service statunitense, giunto dalla Svizzera per trovare e prendere in consegna Mussolini prima che sia catturato dai partigiani. Daddario decide di portare Graziani a Milano.
Ore 20:00 circa
Milano, via Silvio Pellico: ritenendolo l’unico luogo sicuro per l’incolumità del maresciallo fascista, Daddario conduce il Graziani all’albergo Regina, ancora occupato dal comando della Sicherheitspolizei-SD tedesca. Anche Daddario vi pernotta.
Nella foto: Griante (Como). Il posto di blocco dove fu catturato Franco Colombo, comandante la famigerata legione Ettore Muti